Confesso di essere sempre stata un po' in bilico.
Non ho mai avuto posizioni molto nette su niente, forse perché l' esempio di mio padre mi ha fatto desistere dal prenderne. I primi anni di liceo, gli anni in cui i ragazzi con un minimo di sensibilità / coscienza civile, fanno la rivoluzione fra slogan e scarpe bucate, mi sono tenuta sempre alla larga. Avevo il mio mondo di cuoricini e stelline, di romanzi ambientati in un altro mondo, di storie vissute in un' altra epoca; mi piaceva cucinare, andare sul fiume, vedere i film, entrare in profumeria senza comprare niente e uscire con gli occhi impiastricciati di campioncini, mi piacevano i colori, i brillantini, sorridere.
[Mio padre da giovane voleva fare la rivoluzione, ma quando siamo nate noi aveva smesso di crederci già un pezzo. Su posizioni diametralmente opposte, quando l' ho sentito parlare del mondo ho sempre visto un misto di odio cieco e di dolore. Se credi troppo in una cosa e vieni deluso anche una volta sola, non hai più speranze.]
A diciassette anni ho capito che tutto era politica. L' ho capito con i bambini saharawi da cui, di nascosto perché in casa mia non volevano, per motivi che non ho mai avuto il coraggio di approfondire, andai a fare volontariato quell' estate. Per me l' asilo dove erano ospiti era Plumfield, la scuola di Josephine March in "Piccoli Uomini", per altri un modo di esprimere una preferenza rispetto ad un' altra - e a me che sembrava solo la cosa giusta da fare, tenere per mano Adi che aveva paura delle onde, visto che il mare non l' aveva mai visto prima.
Non ho mai voluto saperne niente, di partiti, di strumentalizzazioni. Mi vergogno del presidente del consiglio che abbiamo, mi vergogno anche solo perché secondo me troppo vecchio per ricoprire una carica pubblica in un paese che è sempre meno dei miei coetanei (specialmente di quelli che hanno buone idee), ma una sorta di rispetto per la carica che ricopre mi fa desistere dall' insultarlo pubblicamente.
Si può votare, no? Abbiamo il potere di cambiare le cose con una ics. E ci vogliono cinque minuti.
Insultare non serve a niente - e non esiste nemmeno la pubblicità negativa, in fin dei conti alla gente così purtroppo rendiamo solo un favore. Cosa diceva Oscar Wilde? L' importante è che se ne parli.
Il referendum con la politica però c'entra fino ad un certo punto.
Il referendum è una preferenza, è quello che ognuno di noi pensa, senza filtri.
E' un po' come la pasta: se ti fanno scegliere il condimento e dici che è uguale, poi è scortese lamentarsi se il ragù non ti piace, volevi il pesto.
Io a votare ci sono andata. Ho messo quattro sì per dire quattro volte no, ho messo quattro sì per dire quattro volte no, ma l' ho voluto io.
Secondo me sbagliano quelli che ti dicono come devi votare. Basta spiegare le cose alla gente. Basta dare alle persone i mezzi per decidere - poi ognuno ha la sua coscienza, nessuno ha il diritto di sostituirsi a questa. Uno può anche non votare, sapere? Non è molto carino nei confronti di quelli che per il diritto di voto sono morti, ma alla fine non gliel' ha detto il dottore di farlo.
Pensateci sopra, però. Nemmeno questo è obbligatorio, ma trovarsi bene con se stessi è sempre una buona cosa.
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