Friday, July 29, 2011

Erasmus Intensive Language Courses / Coimbra, Portugal, 2011

EILC 2011 
Welcome Session 
29th August 

- 10h: Students will be welcomed by the Director of the Faculty of  Letters, the Director of the Language Courses and the Head of the  International Relations Department of the University of Coimbra; 
[Agli studenti sarà dato il benvenuto dal Preside della Facoltà di Lettere, dal Preside dei Corsi di Lingua e dal Capo del Dipartimento delle Relazioni Internazionali dell' Università di Coimbra]
- 11h15: Information on academic and administrative issues by the  Faculty and the International Office staff; 
[Informazioni sui problemi accademici e amministrativi dalla Facoltà e dallo staff dell' Ufficio Internazionale
- 12h15: Lunch with the students, the Directors and the staff; 
[Pranzo con gli studenti, il direttore e lo staff]
- 15h-16h15 Guided visit to the historical circuit of the University of Coimbra:  1st group 15h (level I); 16h15: 2ndgroup (level II). 
[Visita guidata al circuito storico dell' Università di Coimbra; il primo gruppo (I livello) alle ore 15, il secondo gruppo (II livello) alle ore 16:15.]

Questo è quello che mi aspetta fra meno di un mese.
Essendo una futura studentessa Erasmus in un paese europeo di cui "la lingua è poco insegnata e conosciuta" (di questi fa parte anche la stessa Italia, pensate un po'), mi è stata data la possibilità di seguire un corso di lingua gratuito - e perfino la possibilità di ricevere dei soldi dall' Unione Europea, se lo completo con successo.
Il corso inizia ufficialmente il 29 agosto, ma da quanto ho letto sopra per le lezioni di Portoghese vere e proprie bisognerà aspettare il giorno dopo. Sono al primo livello, in classe con altri quattro italiani, un po' di spagnoli, qualche polacco e altri popoli assortiti. Queste premesse mi rendono provvisoriamente ottimista, e anche se ho un po' paura dell' isolamento linguistico / di finire a parlare italiano con gli italiani tutto il tempo, non vedo l' ora di cominciare. 

Sunday, June 26, 2011

aperitivo - introduzione

Parliamone. Io un aperitivo che fosse soltanto un aperitivo, un preludio alla cena, un modo elegante per stare insieme prima di mangiare... credo di averlo fatto un paio di volte soltanto.
Parliamone. A meno che tu non sia uno sfondato, o che tu non sia dotato di autocontrollo straordinario, un aperitivo sarà sempre un apericena.

Se qualcuno di voi non sa di cosa stia parlando, segue un brevissimo compendio sull' aperitivo:
1. Aperitivo -> bevanda alcolica (eventualmente pure non, se non puoi bere) che si prende prima del pasto vero e proprio, eventualmente accompagnata da stuzzichini - quali patatine, noccioline etc.
2. Aperitivo (esempi) -> Spritz, Prosecco, Negroni (molto forte), Rossini, Campari etc.
3. Aperitivo (vado a fare un aperitivo) -> Con cinque / sette euro (di solito sette) prendo qualcosa da bere e riesco a fare una cena di tutto rispetto con il buffet che di solito viene offerto insieme.

Era da un po' che volevo parlare dei locali che si trovano dalle mie parti (Firenze specialmente, credo sia più rilevante della Valdinievole agli occhi di internet), e ho deciso di cominciare questa serie proprio dedicandomi all' aperitivo.
Intanto che rimetto in ordine le idee per scrivere cose più o meno sensate, ho pensato di annunciare le mie intenzioni con questa piccola introduzione.

Saturday, June 25, 2011

esperando erasmus

Qualche giorno fa mia nonna mi ha fatto sedere vicino a lei, e mi ha chiesto perché avessi deciso di passare un anno da sola in Portogallo. Credo che per lei sarà difficile, visto che siamo sempre state molto legate - caratterialmente siamo abbastanza simili, poi, tutte e due molto apprensive, tutte e due molto affettuose. Forse anche perché mi sentivo in colpa, non sono riuscita a darle una risposta sensata. Sono riuscita solo a dirle che non era una fuga, che non era che qui ci stessi male, soltanto volevo vedere cosa c'era anche un pochino più in là.

Non ho mai fatto esperienze simili, anche se ho sempre voluto. In terza superiore le mie amiche andarono in vacanza studio in Irlanda, ma a me non diedero il permesso di andare perché alloggiavamo in famiglia e temevano evidentemente che capitassi con Jack Lo Squartatore. Mia sorella fra il quarto e il quinto anno di liceo vinse una borsa di studio dell' Ambasciata per trascorrere cinque settimane in Giappone, e lei era così felice che i miei non potettero fare nient'altro che lasciarla andare. Io ero così fiera di lei, anche se confesso di averla invidiata perché andava in aereo da Roma Fiumicino a Tokyo, mentre io rimanevo a casa a studiare Storia dell' Architettura e Analisi del Territorio e degli Insediamenti.

L' Erasmus non credo si possa paragonare alla borsa di studio di mia sorella, o all' Intercultura, quel fantastico programma di scambio per le scuole superiori che da me arrivò soltanto quando ero in quinta (comunque non avrei mai avuto il coraggio di chiederlo a mio padre) e quindi fuori in partenza. Sei da solo se fai l' Erasmus, in fin dei conti. Puoi integrarti nella comunità, o passare le tue giornate con gli altri studenti stranieri, o rimanere attaccato a casa tua grazie a internet, o un misto di tutte e tre le cose. Mi considero abbastanza fragile, e credo che un' esperienza simile mi aiuterebbe molto.

Coimbra non è stata la mia prima scelta. In realtà avevo messo Lisbona, con l' Università Lusiada, ma non ci sono rientrata perché avevo pochi punti - 75 su un massimo di 100, e i tre che hanno vinto avevano da 95 a 85, mi pare. La mia seconda scelta era Porto, e teoricamente lì sarei rientrata, ma per un disguido un ragazzo con dieci punti meno di me mi è passato avanti: entrata nell' Ufficio Erasmus non ho avuto lì per lì il coraggio di farlo notare a nessuno, così ho ignorato sia che mi avessero segnato Coimbra come quarta scelta (avendone messe soltanto tre, una quarta scelta era impossibile :P), sia che questo, pur avendo Porto come seconda scelta come me, ma un punteggio inferiore, mi fosse passato avanti.
Ho pensato: se è successo così, vuol dire che a Coimbra mi ci manda il Fato. Così, anche quando la signora dell' Ufficio Erasmus mi ha detto che a Lisbona c'era un' altra università con un posto libero (l' Universidade Nova, mi pare), ho lasciato perdere. In casa mia mi considerano pazza, quando prendo decisioni in questo modo, ma il Portogallo è stato tutto frutto del caso (ho iniziato a farmi venire in mente l' idea di partire quando l'anno scorso ho iniziato per caso un corso, arrivata per caso al centro linguistico di ateneo, dove per caso portoghese era l' unico che aveva un orario compatibile con le mie lezioni eccetera) e continuare ad affidarmi alla sorte in un certo senso mi dava sicurezza.

Molti dicono che l' Erasmus è una perdita di tempo, e probabilmente hanno anche ragione. Ho segnato sette / otto materie da fare, l' anno prossimo, ma so già che se riuscirò a darne tre o quattro sarà abbastanza - ci proverò, eh, però, davvero, lo prometto, voglio che vada bene, lo voglio intensamente. Per me credo però che perdere tempo in modo ragionato adesso credo possa essere la cosa giusta. C'è una borsa di studio, avrò i soldi dei corsi EILC (corsi di lingua che vengono fatti nei paesi in cui la lingua è meno diffusa / insegnata, e che se completi con successo ricevi 500 euro di borsa di studio dall' Unione Europea) e imparerò una lingua, tutto sommato non è così un suicidio. Aver studiato per tre anni a Firenze mi ha abbastanza distrutta, e ho bisogno di staccare, capire, vedere. L' ho scritto anche nella mia letterina di motivazione improvvisata: ho visto solo il paesino toscano in cui vivo, dalle parti di Firenze, e la linea del treno che lì mi porta ogni mattina, studiare all' estero mi farebbe bene specialmente come persona.

*

Adesso ho pure una data di partenza: 28 agosto 2011, volo dall' aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna per Porto, dopodiché un' oretta e mezzo di treno per Coimbra. La mattina dopo devo essere in classe per l' EILC, stiamo a vedere cosa succede.

Tuesday, June 14, 2011

ritorno a sirmione

In casa del Professore, fino allo scorso anno almeno, sembrava che il tempo si fosse fermato.
Ogni volta che andavamo a trovarlo ci riceveva sempre nel suo studio, al piano terra; fra i libri di greco e latino spiccavano i gagliardetti dell' Inter, la sua squadra del cuore, e a tutti veniva un po' da sorridere, perché che al Professore sempre così compunto piacesse il calcio, esultasse per un goal come tutti gli altri comuni mortali, pareva davvero impossibile.

[Nei due anni in cui l' ho avuto, a greco e a latino, è stato il mio insegnante preferito. Ma probabilmente lo è stato perché sapevo cosa c'era dietro a molti suoi comportamenti a volte discutibili, e specialmente perché credeva nel lieto fine come me - delle materie che insegnava, poi, non ricordo quasi più niente.]

Adesso che anche lui si è innamorato, e convive al primo piano della casa in cui viveva con la madre, ho veramente capito che il liceo è finito.
Lo studio nuovo dà sulla terrazza, con i vetri aperti entra il profumo dei pini. Ci sono sempre i libri di greco, c'è sempre l' Inter, e in aggiunta una fotografia dove è ritratto con la sua compagna.

[Ti senti pronta a cambiare vita / a cambiare casa / a fare la spesa e fare i conti a fine mese.
La casa al mare / ad avere un figlio, un cane
(...)E tutto questo per amore]

Le cose cambiano, ma non è assolutamente detto che siano peggiori.
Professore,
che non ha Facebook, che internet lo usa poco, che non so nemmeno cosa penserebbe di questo blog, che ha promesso di salutarmi prima della mia partenza per Coimbra, che ha scritto belle cose su mia sorella
non so come dirglielo
ma ecco,
veramente,
sono contenta - contenta contenta contenta! - per lei.

Sunday, June 12, 2011

4 sì per dire no, 4 no per dire sì - la rosa non è la stessa se non ha lo stesso nome

Confesso di essere sempre stata un po' in bilico.
Non ho mai avuto posizioni molto nette su niente, forse perché l' esempio di mio padre mi ha fatto desistere dal prenderne. I primi anni di liceo, gli anni in cui i ragazzi con un minimo di sensibilità / coscienza civile, fanno la rivoluzione fra slogan e scarpe bucate, mi sono tenuta sempre alla larga. Avevo il mio mondo di cuoricini e stelline, di romanzi ambientati in un altro mondo, di storie vissute in un' altra epoca; mi piaceva cucinare, andare sul fiume, vedere i film, entrare in profumeria senza comprare niente e uscire con gli occhi impiastricciati di campioncini, mi piacevano i colori, i brillantini, sorridere.

[Mio padre da giovane voleva fare la rivoluzione, ma quando siamo nate noi aveva smesso di crederci già un pezzo. Su posizioni diametralmente opposte, quando l' ho sentito parlare del mondo ho sempre visto un misto di odio cieco e di dolore. Se credi troppo in una cosa e vieni deluso anche una volta sola, non hai più speranze.]

A diciassette anni ho capito che tutto era politica. L' ho capito con i bambini saharawi da cui, di nascosto perché in casa mia non volevano, per motivi che non ho mai avuto il coraggio di approfondire, andai a fare volontariato quell' estate. Per me l' asilo dove erano ospiti era Plumfield, la scuola di Josephine March in "Piccoli Uomini", per altri un modo di esprimere una preferenza rispetto ad un' altra - e a me che sembrava solo la cosa giusta da fare, tenere per mano Adi che aveva paura delle onde, visto che il mare non l' aveva mai visto prima.

Non ho mai voluto saperne niente, di partiti, di strumentalizzazioni. Mi vergogno del presidente del consiglio che abbiamo, mi vergogno anche solo perché secondo me troppo vecchio per ricoprire una carica pubblica in un paese che è sempre meno dei miei coetanei (specialmente di quelli che hanno buone idee), ma una sorta di rispetto per la carica che ricopre mi fa desistere dall' insultarlo pubblicamente.
Si può votare, no? Abbiamo il potere di cambiare le cose con una ics. E ci vogliono cinque minuti.
Insultare non serve a niente - e non esiste nemmeno la pubblicità negativa, in fin dei conti alla gente così purtroppo rendiamo solo un favore. Cosa diceva Oscar Wilde? L' importante è che se ne parli.

Il referendum con la politica però c'entra fino ad un certo punto.
Il referendum è una preferenza, è quello che ognuno di noi pensa, senza filtri.
E' un po' come la pasta: se ti fanno scegliere il condimento e dici che è uguale, poi è scortese lamentarsi se il ragù non ti piace, volevi il pesto.

Io a votare ci sono andata. Ho messo quattro sì per dire quattro volte no, ho messo quattro sì per dire quattro volte no, ma l' ho voluto io.
Secondo me sbagliano quelli che ti dicono come devi votare. Basta spiegare le cose alla gente. Basta dare alle persone i mezzi per decidere - poi ognuno ha la sua coscienza, nessuno ha il diritto di sostituirsi a questa. Uno può anche non votare, sapere? Non è molto carino nei confronti di quelli che per il diritto di voto sono morti, ma alla fine non gliel' ha detto il dottore di farlo.
Pensateci sopra, però. Nemmeno questo è obbligatorio, ma trovarsi bene con se stessi è sempre una buona cosa.

Saturday, June 11, 2011

un altro primo post

Ogni tanto ti fermi e guardi indietro, ripensando a quello che hai perso.
Le scatole polverose non si trovano soltanto in soffitta, ma anche su internet.
...come un indirizzo di msn a cui non accedi ormai da anni!

Non ti ricordi nemmeno la password, probabilmente che quell' account esisteva se l'è dimenticato pure WindowsLive perché continua a dirti che no, per l' indirizzo mail sal.sod@libero.it non è mai stato creato niente, forse ti sei sbagliata.

[I computer non dovrebbero sbagliare mai, la memoria delle persone è molto più labile.]

Però sal.sod@libero.it esisteva, io lo so.
Prima di hotmail, prima dei treni, prima delle rivoluzioni interiori, prima di tutto. C'era questa e-mail sfigata, sal.sod@libero.it, c'ero io che avevo emmessenne e ogni tanto ci chiacchieravo con la mia compagna di banco. 

[Ricordo anche l' indirizzo di Laura, chissà se quello c'è ancora]

Esisteva anche un blog che forse non aveva nemmeno un indirizzo come si deve, mi pare di ricordare che fossero una serie di numeri e di lettere slegati fra loro, perché era un blog che era stato creato da una sedicenne che andava completamente a caso.

Un titolo però gliel' avevo dato: sbrilluccicumesparso, e sopra ci scrivevo tutti i fatti miei, quasi come se fosse stato un diario di carta. Raccontavo di quello che succedeva al mio liceo, perlopiù, raccontavo delle mie amiche, raccontavo dei pettegolezzi, raccontavo della cotta spaventosa che mi ero presa per un ragazzo - le cose di cui parlano le sedicenni normalmente. 

[Vai avanti a cercare, ricordi password che non usi più da millenni, scopri che nemmeno Libero si ricorda più di quella casella di posta.]

Come mai hai smesso di scrivere su quel blog?
Il liceo non dura per sempre. 

Però adesso c'è qualcos' altro, io lo so. C'è Firenze, c'è il buco nella rete alla stazione di Montecatini Terme, ci sono le scarpe rosse, c'è il portoghese, c'è che adesso so che adesso per trovare le cose su internet ci vuole un indirizzo e se vi interessa ve lo chiamo pure url, c'è Photoshop, ci sono i grandi classici della letteratura che un po' mi piacciono e un po' continuano ad annoiarmi, però sono diventati come tutti gli altri libri, c'è il caffè che finalmente ho imparato a bere, ci sono gli esami che non finiscono mai, ci sono le persone che vivono troppo lontano per cui bisogna prendere il treno, ci sono quelle che vivono troppo vicine e che non riesco per questo a mettere a fuoco, c'è l' eyeliner che ho imparato a dare, c'è altro che si può descrivere, c'è altro che si può raccontare.

[Anche se avessi trovato il modo di accedere al mio vecchio msn, tutti i blog creati sugli Space nel frattempo sono stati cancellati, se non venivano trasferiti su Wordpress]

Forse questo è il momento di mettere alla prova le proprie fondamenta.